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Fontana: “Pazienti Covid in Rsa? Proposta dei tecnici”.

MessaggioInviato: ven apr 17, 2020 12:25 pm
da lidia.pege
Coronavirus – Fontana: “Pazienti Covid in Rsa? Proposta dei tecnici”. L’Iss: “Da febbraio 7mila anziani morti nelle strutture italiane, il 7% dei residenti”

Il governatore si è detto tranquillo in merito all'inchiesta della Procura di Milano sui morti al Pio Albergo Trivulzio e nelle altre rsa regionali. L'attenzione degli inquirenti si sta concentrando anche sugli "ingressi" cosiddetti "pringe". Si tratta del pronto intervento geriatrico per pazienti di ospedali trasferiti temporaneamente in degenza alla Baggina e in altre rsa
di F. Q. | 17 Aprile 2020

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Proposta dei tecnici, decisione del Pirellone, controllo delle aziende sanitarie territoriali. E’ stata questa la catena di scelte e responsabilità che ha portato i pazienti Covid nelle case di riposo della Lombardia, con tutto quello che questa mossa ha rappresentato in termini di contagio e numero delle vittime. Un bilancio, quest’ultimo, che in tutta Italia ha raggiunto proporzioni inimmaginabili. I dati sono stati resi noti oggi dall’Istituto superiore di sanità: a partire dal primo febbraio sono stati fra 6mila e 7mila i decessi avvenuti nelle strutture di ricovero per anziani. Sintomi sono stati individuati in oltre il 40% dei deceduti, ma “è difficile distinguere fra influenza e Covid-19” ha spiegato Graziano Onder, del Centro cardiovascolare e dell’invecchiamento dell’Iss. I decessi corrispondono a circa il 7% del numero complessivo degli anziani residenti nelle Rsa, calcolato in oltre 80mila. Di questi, la maggior parte si trova nel Nord Italia e solo un migliaio sono risultati positivi al nuovo coronavirus, la maggioranza dei quali in marzo. Fra le criticità finora rilevate nelle Rsa, l’osservatorio dell’Iss indica soprattutto la carenza di dispositivi di protezione, la carenza nelle somministrazioni di tamponi e la carenza di personale.

La spiegazione di una dinamica già emersa dalle denunce e dalla pubblicazione delle delibere regionali ora è arrivata anche dalla voce del governatore lombardo Attilio Fontana. Il presidente leghista di Regione Lombardia ha parlato a Mattino Cinque, sulle reti Mediaset, dove si è detto tranquillo in merito all’inchiesta della Procura di Milano sui morti al Pio Albergo Trivulzio e nelle altre rsa regionali: “Aspetto con estrema serenità l’esito delle indagini, noi abbiamo fatto una delibera proposta dai nostri tecnici – ha spiegato Fontana – Sono stati i nostri esperti a dire che a determinate condizioni, e cioè che esistessero reparti isolati dal resto della struttura e che ci fossero dei dipendenti dedicati ai malati Covid, la cosa si poteva fare. Le case di riposo che avevano queste condizioni – ha ribadito il governatore – hanno aderito alla proposta”.

Fontana poi ha tenuto a sottolineare che la decisione è arrivata in un momento di grande difficoltà per la sanità regionale: “Bisogna ricordare – ha detto – che la scelta è stata fatta perché non avevamo più posti per curare gente in ospedale, che non poteva restare a casa perché non riusciva a respirare e quindi doveva essere messa in terapia intensiva”. Da qui la scelta di trovare soluzioni alternative, ma sempre emergenziali: “Sono stati i nostri tecnici che ci hanno fatto la proposta e hanno valutato le proposte delle singole case di riposo e noi ci siamo adeguati” ha aggiunto Fontana, che poi ha specificato come la responsabilità del controllo “è dell’Ats, che si è recata sul posto a valutare se ci fossero le condizioni o meno, infatti sono pochissime le case che hanno accettato”. Numeri? “Su 705 in Lombardia solo 15 avevano le condizioni e hanno aderito” ha spiegato il governatore, secondo cui come ‘intensità dei focolai’ queste strutture sono “leggermente sotto la media”.

Una ricostruzione, quella di Fontana, che non è andata giù al Partito democratico lombardo, che parla di tentativo di scaricabarile. “Leggiamo con stupore la ricostruzione che fa stamattina il Presidente Fontana sull’ingresso di pazienti positivi al Covid19 nelle Rsa – ha detto Vinicio Peluffo, segretario Pd Lombardo – Secondo l’ultima versione infatti sarebbero stati i tecnici dell’Ats a valutare le condizioni e la Regione si sarebbe fidata. Peccato che i fatti smentiscano questa narrazione. Ricordiamo infatti che il documento ufficiale che ha dato il via a tutto questo è una delibera di giunta – ha aggiunto il dirigente dem – Che significa una piena responsabilità politica di chi governa la Regione, tutto l’esecutivo compresi Fontana e Gallera. Se Fontana avesse ritenuto inopportuna la scelta avrebbe potuto decidere diversamente”.

Nel frattempo prosegue l’inchiesta della Procura di Milano, con le indagini che si stanno concentrando anche sugli “ingressi” cosiddetti “pringe”. Si tratta del pronto intervento geriatrico per pazienti di ospedali trasferiti temporaneamente in degenza al Pio Albergo Trivulzio, con gli inquirenti che stanno verificando centinaia di cartelle cliniche raccolte per un periodo che va da gennaio in avanti. La maxi indagine ha al centro la storica ‘Baggina‘, ma anche altre Rsa milanesi in cui, forse anche per una ‘commistione‘ tra pazienti e anziani, si è diffuso il contagio Covid. Da una prima analisi delle cartelle sarebbero emerse “criticità”, con molti pazienti ricoverati con polmoniti, sintomi da insufficienza respiratoria e cardiopatie, anche prima dei trasferimenti dagli ospedali post-epidemia (tra l’8 e il 13 marzo). Gli inquirenti hanno suddiviso in tre aree le verifiche sulle cartelle: quelle dei decessi, quelle dei nuovi ingressi di pazienti, quelle degli anziani più gravi curati nella struttura senza essere portati nei pronti soccorso, come prevedevano le indicazioni regionali. Anche sulle delibere della Regione, infatti, la Procura sta indagando.

Sulla situazione generale delle case di riposo è da registrare, inoltre, il parere di Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani di Roma: “Criminalizzare la situazione delle Residenze sanitarie per anziani è controproducente, perché le Rsa erano come erano, sono state autorizzate dal Servizio Sanitario Nazionale – ha detto ad Agorà su RaiTre – C’è stata sicuramente in passato una corsa che ha visto alcuni avere dei benefici. Ma il tema è che è necessario definire criteri etici per valutarne la qualità, sostenibilità e modello organizzativo. Ne abbiamo viste bellissime – ha aggiunto – di bruttissime e di lager: ci vogliono regole uguali in tutta Italia”. Il problema, per Ippolito, è anche più ampio: “C’è stato negli anni – ha sottolineato – un depotenziamento del pubblico a favore del privato e soprattutto il privato non ha preso quello che serviva di più al paese, ma quello che rendeva. Si è passati – ha concluso – da un modello solidaristico for benefit dei pazienti a un modello for benefit del privato, la sanità è diventata un’industria”