a Palermo il ricordo dei morti di mafia
Inviato: sab mar 21, 2020 5:54 pm
Covid, a Palermo il ricordo dei morti di mafia è a distanza: “Ora si combatte un’altra guerra”
Don Ciotti: «Non possiamo riunirci per la cerimonia, torneremo presto a farlo, la guardia resta alta. Oggi, vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere il virus»
francesco la licata STAMPA
21 Marzo 2020
PALERMO. Oggi Palermo, città altamente simbolica, non commemorerà le vittime delle mafie e della violenza criminale. Non ci sarà don Luigi Ciotti, non ci saranno i ragazzi di Libera e tutti gli altri che ogni anno si riuniscono per ricordare gli eroi della guerra alle mafie, pronunciando ad alta voce i circa 1100 nomi che costituiscono la lista dei caduti. Non ci saranno perché si sta combattendo un’altra guerra cruenta, quella contro il Covid-19, nemico che si sta rivelando anche più subdolo della piovra. Dopo 25 anni, così, la grande adunata della legalità verrà sostituita con una assemblea forse più silenziosa, ma ugualmente motivata, che produrrà un identico abbraccio, anche se virtuale. L’augurio, espresso da Ciotti e dal sindaco Leoluca Orlando, è che l’abbraccio vero possa avvenire nel prossimo mese di ottobre.
Fare memoria è stato sempre uno degli obiettivi di Ciotti e attraverso di essa «tenere alta l’attenzione» sui grandi temi - illegalità, corruzione, malapolitica e diseguaglianza - che affliggono la nostra società. Ma oggi, è il primo pensiero di don Luigi, dobbiamo parlare innanzitutto di «vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere questo terribile virus, curando e salvando ammalati». E non si ferma a questo, il «nuovo abbraccio»: «Il ricordo vada alle sue vittime che in molti casi sono morte in solitudine, senza il conforto della presenza dei loro cari impossibilitati - per ragioni sanitarie - ad accompagnarle nell’ultimo tratto di vita».
Ciotti confida che il «corona» sia battuto presto, ma mette in guardia affinché l’auspicato ritorno ad una vita sociale «normale» non faccia passare in secondo piano la pericolosità di «altri virus» che da troppo tempo infestano «il nostro Paese» e sono stati sottovalutati: «La corruzione, le mafie, le ingiustizie sociali, lo smantellamento dei diritti, una democrazia pallida, la distruzione ambientale».
Dice don Luigi che questa nostra attuale tragedia umanitaria può essere «vissuta come una opportunità», per come ha ricordato Papa Francesco, come «un tempo da non sprecare» per indirizzare attenzioni e verso la vita propria e dei familiari e verso la società e gli «altri nel loro insieme». E spera che la «solidarietà che proviamo adesso sotto la minaccia del virus, possa sopravvivere al virus, trasformarsi in impegno collettivo per costruire un mondo più giusto e più umano». Senza mafie? «Mai come in questo frangente storico - è la replica - le mafia sono forti e potenti, malgrado l’impegno di forze dell’ordine e magistratura. Potenti perché sono riuscite ad insediarsi in un sistema economico e finanziario che, se non criminale, è criminogeno e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto nulla per impedirne l’accesso in un intreccio di omissioni, "distrazioni" e complicità». «E lasciate - aggiunge - che rivolga un pensiero alle carceri, ai popoli in guerra e al popolo della strada».
L’attenzione di don Luigi è rivolta soprattutto ai giovani, ma con un monito: «So che per voi - protesi come siete alla vita, all’incontro, alle relazioni - è molto faticoso lo stare reclusi e il comunicare solo a distanza. Ma è necessario da parte di tutti una riflessione sui limiti da vivere non come una costrizione ma come una scelta consapevole che può diventare un incentivo all’impegno, un’occasione per rivisitare e rafforzare le nostre motivazioni per portare all’impegno nuova linfa vitale». Anche con la tutela della memoria e del ricordo, con la semplice lettura dei nomi di tante vittime dell’ingiustizia e della violenza mafiosa? «Dobbiamo ricordarle per nome: un nome è lo scrigno della nostra unicità e diversità. Ogni nome racchiude storie, speranze, incontri, emozioni».
Don Ciotti: «Non possiamo riunirci per la cerimonia, torneremo presto a farlo, la guardia resta alta. Oggi, vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere il virus»
francesco la licata STAMPA
21 Marzo 2020
PALERMO. Oggi Palermo, città altamente simbolica, non commemorerà le vittime delle mafie e della violenza criminale. Non ci sarà don Luigi Ciotti, non ci saranno i ragazzi di Libera e tutti gli altri che ogni anno si riuniscono per ricordare gli eroi della guerra alle mafie, pronunciando ad alta voce i circa 1100 nomi che costituiscono la lista dei caduti. Non ci saranno perché si sta combattendo un’altra guerra cruenta, quella contro il Covid-19, nemico che si sta rivelando anche più subdolo della piovra. Dopo 25 anni, così, la grande adunata della legalità verrà sostituita con una assemblea forse più silenziosa, ma ugualmente motivata, che produrrà un identico abbraccio, anche se virtuale. L’augurio, espresso da Ciotti e dal sindaco Leoluca Orlando, è che l’abbraccio vero possa avvenire nel prossimo mese di ottobre.
Fare memoria è stato sempre uno degli obiettivi di Ciotti e attraverso di essa «tenere alta l’attenzione» sui grandi temi - illegalità, corruzione, malapolitica e diseguaglianza - che affliggono la nostra società. Ma oggi, è il primo pensiero di don Luigi, dobbiamo parlare innanzitutto di «vicinanza a chi è impegnato in prima linea nel combattere questo terribile virus, curando e salvando ammalati». E non si ferma a questo, il «nuovo abbraccio»: «Il ricordo vada alle sue vittime che in molti casi sono morte in solitudine, senza il conforto della presenza dei loro cari impossibilitati - per ragioni sanitarie - ad accompagnarle nell’ultimo tratto di vita».
Ciotti confida che il «corona» sia battuto presto, ma mette in guardia affinché l’auspicato ritorno ad una vita sociale «normale» non faccia passare in secondo piano la pericolosità di «altri virus» che da troppo tempo infestano «il nostro Paese» e sono stati sottovalutati: «La corruzione, le mafie, le ingiustizie sociali, lo smantellamento dei diritti, una democrazia pallida, la distruzione ambientale».
Dice don Luigi che questa nostra attuale tragedia umanitaria può essere «vissuta come una opportunità», per come ha ricordato Papa Francesco, come «un tempo da non sprecare» per indirizzare attenzioni e verso la vita propria e dei familiari e verso la società e gli «altri nel loro insieme». E spera che la «solidarietà che proviamo adesso sotto la minaccia del virus, possa sopravvivere al virus, trasformarsi in impegno collettivo per costruire un mondo più giusto e più umano». Senza mafie? «Mai come in questo frangente storico - è la replica - le mafia sono forti e potenti, malgrado l’impegno di forze dell’ordine e magistratura. Potenti perché sono riuscite ad insediarsi in un sistema economico e finanziario che, se non criminale, è criminogeno e che, se non ha accolto le mafie, non ha fatto nulla per impedirne l’accesso in un intreccio di omissioni, "distrazioni" e complicità». «E lasciate - aggiunge - che rivolga un pensiero alle carceri, ai popoli in guerra e al popolo della strada».
L’attenzione di don Luigi è rivolta soprattutto ai giovani, ma con un monito: «So che per voi - protesi come siete alla vita, all’incontro, alle relazioni - è molto faticoso lo stare reclusi e il comunicare solo a distanza. Ma è necessario da parte di tutti una riflessione sui limiti da vivere non come una costrizione ma come una scelta consapevole che può diventare un incentivo all’impegno, un’occasione per rivisitare e rafforzare le nostre motivazioni per portare all’impegno nuova linfa vitale». Anche con la tutela della memoria e del ricordo, con la semplice lettura dei nomi di tante vittime dell’ingiustizia e della violenza mafiosa? «Dobbiamo ricordarle per nome: un nome è lo scrigno della nostra unicità e diversità. Ogni nome racchiude storie, speranze, incontri, emozioni».