Povertà, Eurostat: “Un italiano su otto a rischio esclusione sociale anche se lavora”
Nel 2018 le persone a rischio povertà sono diminuite di un milione rispetto al 2017, ma restano 16,4 milioni: oltre il 27% della popolazione
di F. Q. | 4 Settembre 2019
Un milione di poveri in meno rispetto al 2017. Ma è rimasta stabile la percentuale di quanti rischiano l’indigenza pur avendo un lavoro. Lo dicono i dati Eurostat, l’ufficio statistico europeo: le persone a rischio povertà ed esclusione sociale nel 2018 sono diminuite di un milione rispetto al 2017, ma rimangono 16,4 milioni, il livello più basso dopo il 2011. La condizione riguarda il 27,3% della popolazione (contro il 28,9% nel 2017), che secondo le statistiche vive con un reddito disponibile per la famiglia inferiore al 60% del livello medio nazionale. La percentuale si alza fra i bambini sotto i di 6 anni di età (30,6%) e si abbassa per gli over 65 (20,2%).
Lavorare non basta per mettersi al sicuro, perché è rimasta stabile la percentuale di coloro che rischiano la povertà pur risultando occupati: i dati parlano di un lavoratore su otto tra i 18 e i 64 anni nel nostro Paese (il 12,3%), e i numeri crescono tra i più giovani (al 13% tra chi ha tra i 20 e i 29 anni dal 12,4% del 2017). Si tratta dei risultati peggiori sui working poor dopo la Romania e la Spagna, considerando l’insieme dei Paesi per i quali sono già uscite le analisi. Rimane stabile la percentuale degli occupati nel complesso – 12,3% – rispetto al 2017, ma cresce quella dei lavoratori dipendenti, toccando quota 11%.
A livello globale, cresce il divario fra ricchi e poveri: il 10% degli italiani con i redditi più alti può contare su oltre un quarto dei redditi totali (25,1 % al livello top dal 2008, quando era il 23,8%) mentre il 10% con i redditi più bassi può accedere ad appena il 2% del totale. Percentuale invariata rispetto al 2017, ma molto inferiore al 2,6% del 2008. Per i più benestanti la crescita dal 2017 al 2018 è stata di 0,7 punti percentuali (era al 24,4%).
Il 20% della popolazione con i redditi più bassi può contare solo sul 6,6% del reddito complessivo, meno di quello che entra nelle case del 2% con i redditi più alti (8,3% del totale). L’1% più benestante della popolazione conta sul 5,1% del reddito, in crescita sia rispetto al 2017 (era il 5%) sia rispetto al 2008 (era al 4,8%) mentre il 20% più ricco sfiora il 40% del reddito complessivo (in crescita dal 39,4% del 2017) al top dal 2008 (quando era 38,6%).
La crescita della diseguaglianza negli anni della crisi è evidente guardando all’indice di Gini (più alto è e più cresce la disuguaglianza dei redditi) passato dal 31,2% del 2008 al 33,4% del 2018.