2 giugno Marta Todde
Buongiorno, sono Marta Todde e sono qui in qualità di rappresentante dell’Istituto
Leon Battista Alberti.
Oggi, 2 giugno, è l’occasione per ricordare insieme con profondo senso civico e di
responsabilità, tutto ciò che riguarda il nostro recente passato e come è stato
fondato l’attuale sistema istituzionale del nostro paese.
La Repubblica deve essere giusta e incorrotta; forte contro tutti i colpevoli e solidale
con i più deboli.
Così l’hanno pensata i padri fondatori dopo aver attraversato la triste e lunga fase
della dittatura fascista e aver lottato strenuamente per ridare alla nazione la sua
libertà.
In una società in cui ogni evento si impone come qualcosa di decisivo e
fondamentale per poi venire sommerso e fatto dimenticare dalla notizia del giorno
dopo, è importante soffermarsi su quegli avvenimenti che possiamo davvero
definire storici. Il passaggio da monarchia a Repubblica per la nostra nazione a
seguito di un referendum, al quale parteciparono per la prima volta anche le donne,
è uno di quei momenti che segnano la storia di uno Stato e dei suoi abitanti.
La Repubblica è uno spazio aperto a tutti in cui le differenti sensibilità politiche
trovano una sede per confrontarsi, non teme il conflitto perché lo sa governare
garantendo le libertà fondamentali dei suoi cittadini.
L’ Onorevole Piero Calamandrei in una sua orazione disse: “La Repubblica non fu e
non doveva essere soltanto un cambio di forma di governo; doveva essere, e sarà,
qualcosa di più profondo, di più sostanziale; il rinnovamento sociale e morale di
tutto un popolo, la nascita di una nuova società e di una nuova civiltà”.
La ricorrenza delle festa delle Repubblica ha un valore, però, non solo storico, direi
piuttosto anche psicologico: perché più che il giorno della nascita esso rappresenta il
giorno della maturità, di un passaggio da una condizione umiliata e servile quale era
quella sotto il regime fascista ad una di responsabilità, di presa in carico del proprio
destino con nuove istituzioni democratiche: una scelta che si può paragonare al
momento, nella vita di ciascuno, in cui in prima persona si sceglie cosa si vorrà fare e
come si vorrà fare. Gli italiani, allora, scelsero la forma della Repubblica, la più
difficile, la più impegnativa, forse persino la più utopica e sognatrice. E se nel corso
dei decenni non sempre si è riusciti ad essere all’altezza di quella che i nostri padri e
i nostri nonni democraticamente compirono, spetta a noi, loro eredi, ricordare lo
sforzo dietro alla carica innovatrice e rivoluzionaria che determinò questo passaggio.