Sandon: «Un atto terroristico contro la storia e l’ambiente»
(n.c.)
«Un colpo di machete alla storia e al valore del Parco Colli, un contributo deleterio che si cala in un dibattito ormai arrivato a livelli infimi». Gianni Sandon non ha altro modo per definire la proposta di legge di Berlato. Ambientalista di riferimento del territorio euganeo, ma soprattutto ex consigliere e memoria storica del Parco Colli, Sandon condanna aspramente l’iniziativa dell’esponente di Fratelli d’Italia: «Questa proposta è indecorosa nella forma e nel merito. È una provocazione indegna di un consigliere regionale al quale evidentemente stanno più a cuore le pallottole che il territorio. Un vero e proprio attentato “terroristico” al Parco, che si cala purtroppo in una situazione tragicamente confusa che stanno vivendo territorio e soprattutto ente Parco». Sandon ritiene l’iniziativa di Berlato un «tentativo sballatissimo di intervenire su un problema. Sono peraltro molto scettico sul fatto che una legge possa intervenire in maniera così radicale sul Piano Ambientale del Parco Colli, il documento fondamentale che ha istituito il Parco e che ne ha disposto compiti e funzioni. Al massimo andava proposta una variante generale al Piano, che però in questo caso sarebbe stata estremamente anomala. Io mi chiedo perché la Regione e i consiglieri regionali non investano questi sforzi in una direzione decisamente più operativa e funzionale, come può essere ad esempio il potenziamento del Parco». Da qui la considerazione piuttosto radicale: «Iniziative come quelle di Berlato sono un chiaro pretesto per mandare all’aria il Parco Colli. A questo punto che si giochi a carte scoperte, senza dover ricorrere a questi atti terroristici. È peraltro triste che nella “trappola” di Berlato cadano anche le associazioni dei coltivatori, perlomeno leggendo alcune reazioni che arrivano dai loro rappresentanti. Chissà che diventi un’occasione di seria riflessione, non di circostanza, anche per non pochi “ambientalisti” dall’orizzonte incautamente squilibrato su una visione “animalista” del Parco. Vien da dire che oltre che l’ambiente, i cinghiali hanno purtroppo inquinato anche tante teste. Speriamo ci siano ancora le risorse per venirne fuori». Fortemente ostile a Berlato è anche l’Ente nazionale protezione animali: «Proporre la riduzione del Parco per consentire una forma di caccia controllata al cinghiale rappresenta un vero e proprio attacco alla biodiversità e alle migliaia di cittadini e turisti che frequentano l’area in cerca di un contatto con la natura. Anziché parlare di apertura di caccia – poco importa se controllata – a danno di alcune specie, con il pretesto che alcune di esse siano pericolose e dannose, sarebbe opportuno lavorare seriamente per applicare tutte le metodologie ecologiche a disposizione. Non è certo togliendo spazi vitali per gli animali che si risolve un presunto problema. Per questo ci appelliamo al presidente Luca Zaia, chiedendogli di fermare questo progetto che priverebbe i cittadini di una zona così importante, non solo per la vita dei selvatici e per la natura, ma per gli stessi residenti e i turisti. Il Veneto è patrimonio dei cittadini e non della lobby venatoria».
20 ottobre 2016