Claudio ammette tre tangenti incassate
Il sindaco di Abano e Bordin non parlano e consegnano un memoriale al pm
Confessata la corruzione, ma non la concussione, per uscire dal carcere
(Carlo Bellotto)
Quell’ordinanza che lo ha fatto finire in cella, l’ex sindaco di Abano, Luca Claudio l’ha letta e riletta in queste settimane di permanenza al Due Palazzi. La sa a memoria. Sa bene, sia lui che i suoi legali Ferdinando Bonon e Giovanni Caruso, quali sono le prove in mano alla procura (anche se non le possono conoscere ancora tutte). Anche per questo ieri, nel faccia a faccia con il sostituto procuratore Federica Baccaglini e con il colonnello della Guardia di Finanza, Luca Lettere, Claudio ha fatto importanti ammissioni, almeno per tre casi di tangenti. Il primo cittadino ha preferito non sottoporsi alle domande del magistrato, optando la più veloce consegna di una memoria difensiva, evitando l’interrogatorio nella stanzetta del carcere padovano. Gli inquirenti hanno ricevuto la conferma del buon lavoro svolto, tra i fatti che Claudio ha ammesso ci sono quelli più importanti, l’ossatura dell’inchiesta.
La Rls fa capo a Claudio.
«La società Rls fa capo a me e non ha mai svolto nulla di reale per giustificare le emissioni di fatture, ha solo incassato». Per gli inquirenti questa ammissione, contenuta nella memoria di Luca Claudio è un passo determinante per provare le accuse. Farsi pagare soldi a questa azienda, sulla carta amministrata da Massimo Trevisan, è un modo raffinato per farsi pagare le tengenti. L’ex sindaco quindi, conferma di aver incassato le mazzette (la procura aveva ben pochi dubbi, ma l’ammissione è cosa diversa). I finanzieri avevano annusato qualcosa di anomalo scartabellando le fatture emesse dalla Rls tra il 2011 e il 2015: risultano emesse fatture verso società nello stesso periodo destinatarie di appalti o affidamenti diretti di lavori nei Comuni di Abano e Montegrotto: Aesys spa, Guerrato spa in Ati con Marco Polo spa, e Pistorello spa.
Le tangenti ammesse.
Nel 2012 il Comune di Abano affida alla ditta bergamasca Aesys spa la ristrutturazione dei pannelli luminosi: lavori per 270.270 euro. Claudio ammette di aver incassato il 15% dell’importo che viene versato nella Rls e giustificato come consulenza. Ma qui Claudio ribalta la questione: «Non ho chiesto io i soldi e quindi non c’è stata concussione (dal 2012 riqualificata in induziuone indebita, ndr), ma bensì mi sono stati offerti e consegnati e quindi è stata corruzione». Il reato è più leggero ed evidentemente si punta ad alleggerire la posizione e ad uscire prima di cella. Guerrato e Marco Polo si uniscono in Ati il 15 settembre 2010 poichè da sola la Guerrato non ha i requisiti per partecipare al bando del Comune di Montegrotto per “la riqualificazione energetica e l’adeguamento normativo degli edifici comunali e impianti di illuminazione pubblica”: una partita da 15 milioni e 380 mila euro che la ditta di Rovigo non vuole perdere. Pochi mesi dopo, Guerrato e Marco Polo iniziano a pagare alcune fatture alla Rls per prestazioni di “assistenza tecnica e finanziaria” non meglio precisata. Si trova riscontro di un rimborso spese forfettario di 20 mila euro nel 2011, 80 mila nel 2012 e 20 mila nel 2013. Claudio ammette, le prove sono schiaccianti, chi ha pagato ha raccontato tutto. I lavori di manutenzione straordinaria per strade e piazze per un compenso di 546.330 euro affidati alla Pistorello spa sono l’ultima ammissione di Claudio. Pure qua arrivano almeno 50 mila euro per le consulenze, Claudio ammette è tutto documentato.
Le tangenti non ammesse.
Nella memoria firmata da Claudio non c’è nessun riferimento tra gli altri, agli appalti del verde, nulla in merito ai lavori dell’imprenditore Renzo Rampazzo sull’ampliamento delle scuole, nulla nemmeno su Domenico Chiapperino (costruzione della palazzina “Residence Jaqueline” in via Calle Pace ad Abano) nè di Luca Scarpa, amministratore dell’immobiliare Acquamarina (area in via Palladio, mazzetta di 60 mila euro). Cosa significa? Che Claudio non ammette di aver ricevuto quei soldi per i quali, forse, le prove sono schiaccianti. Su 9 episodi contestati Claudio ne ammette tre.
L’interrogatorio di Bordin.
Finito il veloce interrogatorio di Claudio c’è stato a seguire, quello altrettanto veloce di Massimo Bordin con la consegna di una seconda memoria difensiva, il difensore è sempre l’avvocato Bonon. Bordin ammette solo il capo d’accusa (a fronte di 5 contestazioni) in merito alla mazzetta Aesys, consulenza pagata alla Ft impianti di Tiziano Fortuna (l’omologa della Rls per Claudio). Degli altri non fa riferimento alcuno.
La difesa di Claudio aumenta.
«Sono stato coinvolto nella difesa di Claudio in quanto vi sono argomenti giuridici da sviluppare e che meritano particolare attenzione» dice l’avvocato Giovanni Caruso, professore di Diritto Penale all’Università di Padova.
«Ho accettato le mazzette per il crac all’hotel Caesar»
Claudio si giustifica: «Come amministratore ero in grossa difficoltà economica»
Ribatte anche sulla casa comprata a metà prezzo: «Reale valore di mercato»
(Enrico Ferro)
«Il denaro l’ho accettato perché ero in grossa difficoltà economica dovuta all’assunzione della carica di amministratore dell’hotel Caesar». Nelle sei pagine di memoria difensiva presentata dall’avvocato Ferdinando Bonon, l’ex sindaco di Abano prova anche a dare una giustificazione per il fatto di aver ceduto alla tentazione di incassare le tangenti offerte dagli imprenditori. Nel suo tentativo di difesa chiama in causa proprio la difficile esperienza alla guida dell’albergo termale.
In effetti il fallimento dell’hotel Caesar di Montegrotto incombeva ormai da anni sulla sua vita. Ne aveva assunto la carica di amministratore nel 2006 e solo due anni più tardi, il 4 dicembre 2008, il tribunale di Padova ne dichiarò il fallimento. Claudio era accusato di aver omesso di versare, entro i termini previsti, ritenute alla fonte relative a stipendi pagati nell’anno di imposta 2006 per 253.218 euro. Reato accertato il primo ottobre 2007. Una vicenda complessa che l’ha portato anche a sborsare oltre 160 mila euro. Le tangenti incassate da Pistorello, Guerrato e da Aesys (le uniche ammesse dall’ex primo cittadino), a suo dire, sarebbero quindi dovute servire per ripianare il consistente esborso di denaro.
C’è poi un altro punto che Luca Claudio contesta, è quello inerente l’appartamento acquistato a soli 65 mila euro. L’imprenditore Luca Scarpa, sentito tra maggio e giugno 2015, disse che in cambio delle agevolazioni per velocizzare le pratiche relative a un cambio di destinazione d’uso di alcune unità immobiliari, il sindaco (allora di Montegrotto) chiese di vendergli un appartamento a metà prezzo a Mezzavia: 65 mila euro anziché 115 mila, praticamente metà del valore di mercato. «Il sindaco mi ha portato un preliminare già firmato da un soggetto sconosciuto e poco dopo abbiamo rogitato» ha spiegato Scarpa. Ebbene, nella sua memoria difensiva Claudio dice che quello era il reale valore dell’immobile, ancora parzialmente incompleto.
C’è un dato che emerge con prepotenza nell’indagine e che ha colpito subito anche gli stessi investigatori della Guardia di finanza di Padova: è la sproporzione tra il reddito dichiarato dall’ex sindaco e le proprietà immobiliari a lui riconducibili. Nel 2013 ha dichiarato un reddito di 41 mila euro. Andando a ritroso con gli anni, salvo i picchi del 2006, 2007 e 2008, l’imponibile oscilla mediamente tra i 30 e i 40 mila euro. Poi però si analizzano le società a lui riconducibili e si scopre che c’è un patrimonio milionario mascherato con una serie di giri societari.
Tutti gli immobili sono intestati infatti alle società a lui riconducibili: la Soleluna Srl, la Rls Srl e la Soluzioni assicurative Srl, tutte e tre con sede in via Guido Rossa 7 a Ponte San Nicolò.
mattino 26 luglio 2016