Impero immobiliare, si punta al sequestro

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Impero immobiliare, si punta al sequestro

Messaggioda lidia.pege » mer lug 13, 2016 1:29 pm

«Fatture gonfiate per non pagare le tasse»
Trevisan interrogato: «Claudio si fidava di me, poi qualcosa è cambiato». Impero immobiliare, si punta al sequestro
(Enrico Ferro)
«Emettevamo fatture di comodo per gonfiare i costi e non pagare le tasse. Fino a un certo punto Claudio si è fidato ciecamente di me, poi qualcosa è cambiato e ha voluto occuparsi di tutto lui». È uno dei passaggi dell’interrogatorio di Massimo Trevisan, colui che ufficialmente amministrava la società Rls Srl e incassava le tangenti per il sindaco Luca Claudio sottoforma di “contratti di consulenza”. La sua deposizione ha aperto un orizzonte nuovo agli investigatori della Guardia di finanza. Oltre a fare nomi nuovi che sarebbero figure “chiave” del sistema-Claudio, ha ammesso di aver sottoscritto una decina di contratti mascherati. In realtà altro non erano che tangenti.
Trevisan, davanti agli uomini delle Fiamme gialle e al pubblico ministero Federica Baccaglini, ha ammesso anche di aver gonfiato i costi dell’azienda con fatture “di comodo”, in modo da pagare meno tasse. Questo costituisce un nuovo filone che i militari stanno tentando di approfondire.
Uno degli obiettivi degli inquirenti è quello di giungere al sequestro di tutti gli immobili riconducibili a Luca Claudio, che si stima avesse raggiunto un patrimonio di quasi tre milioni di euro. L’ammissione di Massimo Trevisan rende tutti i beni che appartengono alla Rls Srl passibili di sequestro. L’intento è quello di dimostrare che anche tutti gli altri appartamenti in dote alla Soleluna Srl e alla Soluzioni assicurative Srl sono stati ottenuti grazie alle tangenti.
Ma per stimare il patrimonio immobiliare del sindaco Claudio bisogna anche uscire dai confini dell’Italia. Il fatto che lui stesse progettando una fuga in Brasile è agli atti. Così come il suo viaggio lampo a Maceió, tra il 14 e il 19 ottobre scorsi. Nel corso dell’indagine è emerso che Luca Claudio e Massimo Bordin e altri imprenditori della zona termale avrebbero voluto realizzare un villaggio turistico in Brasile. Nella documentazione sequestrata a casa del primo cittadino aponense è stato trovato un foglio che porta la dicitura “Atto Brasil: 20.000”.
L’accertamento sulle proprietà all’estero è un’altra componente molto importante dell’inchiesta. Visto che non sono stati trovati deposti bancari consistenti a lui intestati, c’è il sospetto che possa avere fatto grossi investimenti all’estero e non solo in Brasile. Tracce di altri immobili sono state trovate anche altrove, sempre oltre i confini dell’Italia. Anche in questo caso la Guardia di finanza mira a ottenere la misura di prevenzione del sequestro dei beni, strumento giudiziario molto efficace che viaggia su un binario del tutto indipendente dall’inchiesta penale classica. Una volta dimostrata la provenienza illecita di quei beni, il sequestro può resistere anche all’eventuale alleggerimento della pena a carico dell’imputato.

Mazzette, oggi parla Luciano Pistorello
E Granuzzo è pronto a vuotare il sacco
(Cristina Genesin)
E dopo il “vuotasacco” Massimo Trevisan, prestanome di Luca Claudio, oggi dalle 9.30 nel carcere La Giudecca di Venezia faccia a faccia tra l’imprenditore aponense Luciano Pistorello e il pm padovano Federica Baccaglini affiancata dal tenente colonnello della Guardia di Finanza, Luca Lettere. Il muro di omertà sta sgretolandosi ormai al di fuori di ogni controllo: un altro indagato ha chiesto urgentemente di incontrare il magistrato. Si tratta del dipendente comunale Guido Granuzzo, 61 anni, responsabile dell’Ufficio Ambiente del Comune, settore che dipendeva dall’Ufficio tecnico gestito dall’architetto Maurizio Spadot (in carcere a Rovigo). Domani alle 10 appuntamento nell’ufficio del pm, a Palazzo di giustizia, per Granuzzo (difeso dall’avvocato Claudio Calvello, il primo consigliere comunale che si è dimesso nell’ambito della maggioranza legata a Claudio). Granuzzo si sarebbe dichiarato disponibile a raccontare tutto quello che sa e non solo quello che riguarda l’ultima gara “taroccata” . Gara che, il 30 maggio, ha dichiarato vincitrice l’impresa Pistorello aggiudicandole l’appalto per la riqualificazione dell’ex discarica di Giarre. Granuzzo era responsabile di quel procedimento. E lavorava da anni ad Abano: del sistema Luca Claudio, dunque, sapeva. Tutto o quasi, anche se probabilmente aveva chiuso gli occhi: gli mancava appena un anno per la pensione.

Non c’è ancora alcuna conferma che la maggioranza rinunci alle surroghe
(Federico Franchin)
Non c’è ancora, almeno così fa sapere il commissario prefettizio Pasquale Aversa, il parere del Ministero dell’Interno sulla situazione del consiglio comunale di Abano. Aversa ha chiesto lumi al Viminale, chiedendo se dopo le dimissioni disgiunte dei 10 consiglieri di maggioranza ci siano i presupposti per convocare il consiglio comunale con i 6 consiglieri di minoranza, consiglio comunale che raggiungerebbe il numero legale (6), solamente in seconda convocazione. «Non ci sono novità da Roma», si è limitato a dire Aversa che sta quindi prendendo tempo e non ha ancora fissato la data della riunione. Per ora attende le mosse della minoranza, che potrebbero portarlo a chiedere al prefetto Patrizia Impresa lo scioglimento del consiglio per “improcedibilità”. La decadenza del consiglio comunale nel caso di dimissioni anche dei sei consiglieri di minoranza non trova, però, conferme nella giurisprudenza. Ieri sera, di fronte al municipio, in piazza Caduti, le minoranze si sono ritrovate per presentare un documento legale che verrà consegnato al commissario. Presenti i quattro consiglieri del centrosinistra (Monica Lazzaretto, Matteo Lazzaro, Marzia Banci e Francesco Pozza), Andrea Cosentino del centrodestra e Massimo Zambolin del Movimento 5 Stelle. «Chiediamo a commissario e prefetto che ci diano garanzie sullo scioglimento del consiglio in seguito alle nostre dimissioni» fanno sapere. «Ci siamo consultati con degli esperti amministrativisti e non c’è una norma che regoli un caso del genere. Si va quindi al momento a interpretazioni. Il commissario quando parla di situazione più fluida con le nostre dimissioni non ci dà garanzie. Aversa e il Prefetto si prendano la responsabilità e ci dicano cosa fare per arrivare a un commissariamento a 360 gradi. Anche perché non c’è al momento nessuna conferma da atti ufficiali che la maggioranza rinuncerà alle surroghe». Le minoranze a questo punto chiedono la convocazione celere di un nuovo consiglio comunale. «Un consiglio comunale nel quale inserire come punto all’ordine del giorno le nostre dimissioni».
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13 luglio 2016
Lidia Pege
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