Trevisan collabora con il pm e vuota il sacco su Luca Claudio (Il Mattino12 luglio 2016)
L’imprenditore ha ammesso di essere stato il prestanome del sindaco per incassare le mazzette
Tre ore di colloquio senza reticenze ieri con il sostituto Baccaglini e il colonnello della Finanza
(Cristina Genesin)
Ha descritto ”il sistema Luca Claudio”. Ricostruito le operazioni. Confermato il meccanismo creato per incassare le tangenti, almeno quelle più consistenti. E indicato nomi e cognomi. Tanta luce e nessuna zona d’ombra: ha parlato Massimo Trevisan, 46 anni, attualmente agli arresti domiciliari nella sua casa di Mestrino, facendo franare il muro di omertà che sembrava blindare l’area termale. Ieri tre ore di faccia a faccia con gli investigatori: da una parte il pm Federica Baccaglini con il tenente colonnello Luca Lettere, alla guida del gruppo Guardia di finanza di Padova; dall’altro lato del tavolo Trevisan affiancato dai difensori (gli avvocati Sergio Dal Prà e Alessandro Baldina). L’imprenditore, che aveva il delicato e fiduciario ruolo di prestanome del sindaco-sospeso Luca Claudio, ha confermato l’impianto accusatorio contenuto nella prima ordinanza di custodia cautelare. Un’ordinanza che, con il blitz del 23 giugno, ha dato un primo e durissimo colpo al sistema tangentizio in base al quale ogni servizio o appalto del Comune termale era soggetto al pagamento di una mazzetta tra il 10 e il 15%. Sono stati così affidati al magistrato inquirente una serie di altri input da sviluppare, destinati ad aprire nuovi scenari. Collaborazione piena e totale quella di Trevisan. Anzi, di più. Proprio in seguito al suo dettagliato interrogatorio (che forse proseguirà), entro la settimana saranno ascoltate altre persone, non è chiaro se nella veste di semplici testimoni oppure nel ruolo di indagati. Giovedì, invece, toccherà all’imprenditore Luciano Pistorello di Abano, accusato di concorso in corruzione (difeso dal professor Alberto Berardi e dall’avvocato Davide Druda). Imprenditore che, la scorsa settimana, aveva chiesto al pm Baccaglini di essere a sua volta sentito, seguendo la stessa strada imboccata del prestanome di Luca Claudio. Di che cosa deve rispondere Trevisan? Al 46enne è contestato il reato di riciclaggio continuato (pena prevista dai 4 ai 12 anni di carcere) commesso dal 2010 al 2015 in quanto era allora al vertice di Rls srl. Aveva scritto il gip Margherita Brunello nell’ordinanza di custodia cautelare a proposito di Trevisan: «Non si limita a ripulire il danaro ma ne consente la emersione e la messa in sicurezza attraverso una società inoperativa di fatto, perché priva di idonea struttura». Chiaro il riferimento a Rls di cui Trevisan, sulla carta, è legale rappresentante dalla costituzione, il 24 giugno 2010. «Società» si legge sempre nell’ordinanza, «gestita esclusivamente da Claudio… per veicolare sui suoi conti correnti le somme di danaro concernenti le tangenti richieste attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti relative a prestazioni professionali, in realtà, mai avvenute». Ieri Trevisan ha ammesso che la sua era una nomina puramente formale. E che la società non aveva alcun altro scopo se non emettere fatture per finte consulenze e mascherare in questo modo “pulito” l’incasso delle tangenti. Eppure il 15 ottobre dell’anno scorso aveva negato ogni addebito. «Il suo atteggiamento è stato reticente» avevano scritto il procuratore Stuccilli e il pm Baccaglini nella richiesta di misura cautelare trasmessa al gip «Nonostante i finanzieri che lo interrogavano non avessero mai fatto esplicito riferimento al sindaco Luca Claudio, come si è appreso dalle intercettazioni telefoniche, Trevisan ha riportato immediatamente quanto gli era stato chiesto allo stesso Claudio, violando l’obbligo del segreto seppur avvertito nel corso del verbale». Ora il cambio di rotta.