Pistorello pronto a confessare
L’imprenditore vuole incontrare il pm. Vertice in Procura sui filoni da sviluppare
(Cristina Genesin)
Luciano Pistorello ha fissato un appuntamento in procura davanti al pm Federica Baccaglini per la prossima settimana: data presunta il 12 luglio. Data già notificata alle parti che, però, slitterà di un giorno o due per ragioni tecniche. L’imprenditore che, giusto il 30 maggio scorso, era riuscito a vincere anche l’ultima gara “taroccata” per volontà del “re delle Terme” Luca Claudio, si trova detenuto nel carcere di Venezia. È scosso: vive in una cella condivisa con altri cinque detenuti (tutti stranieri) e sta studiando l’ordinanza che lo ha spedito dietro le barre. Ma anche la più voluminosa ordinanza che aveva fatto scattare il blitz del 23 giugno e, per lui, la misura più lieve degli arresti domiciliari. Pistorello vuole parlare. Vuole raccontare. Vuole togliersi di dosso un peso e tornare un uomo libero per mandare avanti l’azienda. Nel frattempo oggi era prevista l’udienza davanti al Tribunale del Riesame. Tuttavia di fronte all’operazione “tangenti alle Terme 2“ che ha provocato l’aggravamento della misura a carico di Pistorello, i difensori (il professor Alberto Berardi e l’avvocato Davide Druda) hanno scelto di ritirare l’istanza che puntava a ottenere la revoca dei domiciliari (di fatto superati dalla nuova più grave misura).
Ma stamane il Riesame discuterà altre due richieste di revoca degli arresti domiciliari. Quelle presentate dall’imprenditore Saverio Guerrato (difeso dal penalista Fabio Pinelli) e da Massimo Trevisan (difeso dagli avvocati Sergio Dal Prà e Alessandro Baldina): il primo è indagato per una tangente da 120 mila euro pagata per ottenere l’appalto milionario dell’illuminazione pubblica a Montegrotto; il secondo per riciclaggio in quanto figurava legale rappresentante di Rls, società creata allo scopo di incassare le mazzette, di fatto riconducibile al sindaco Luca Claudio.
Intanto ieri vertice a Palazzo di giustizia tra il procuratore Matteo Stuccilli, il pm Baccaglini e il tenente colonnello Luca Lettere: è stato esaminata una mole di documentazione e sono stati vagliati i prossimi scenari dell’inchiesta che avrà molteplici sviluppi. A breve potrebbero già essere definite alcune posizioni: solido il materiale raccolto.
Mollano in due: «È insostenibile»
Pitkanen Espro e Montrone si dimettono: dobbiamo difendere la nostra dignità
(Gianni Biasetto, Federico Franchin)
Crollano, infine, perché resistere è dura. Due giorni dopo un consiglio comunale in trincea, se ne vanno l’ex assessore Angelo Montrone e la consigliera Ritva Irmeli Pitkanen Espro (indicata da Claudio come assessore). Che si toglie un peso: «Ho la mia dignità e non è più possibile andare avanti», racconta. «Non ha senso andare avanti. I fatti che stanno emergendo ci consigliano di fare un passo indietro. Non me la sento di andare avanti visto l’evolversi della situazione. Mi ero candidata certa che non ci sarebbe stato nulla di vero nelle accuse che venivano avanzate. Ora non voglio giudicare o accusare nessuno, ma è giusto fermarsi e aspettare il giudizio della magistratura. Personalmente ho già salutato e ringraziato il commissario prefettizio Pasquale Aversa». Irmeli Pitkanen, moglie di Aldo Espro, in passato primario e direttore della Casa di Cura di Abano dove la stessa ex assessore al Sociale lavora, taglia così ogni legame con Luca Claudio: «Posso continuare a fare quello che facevo prima senza impegni politici», aggiunge. «Avevo parlato fino al giorno prima della mia ricandidatura con Claudio e lui mi aveva assicurato che lui non c’entrava nulla con quanto era emerso dopo l’apertura dell’inchiesta. Mi ero fidata e non avrei mai pensato che la situazione potesse prendere questa piega. Sono tanto confusa, scossa da quanto sta emergendo, perché ogni giorni se ne sente una nuova».
Le dimissioni di Angelo Montrone, assessore allo Sport nell’ultimo quinquennio di Luca Claudio, sono state protocollate in municipio alle 8.15 di ieri mattina. «È una decisione presa a malincuore perché in questo momento devo tutelare la mia famiglia, il lavoro e la mia immagine. Non c’erano più le condizioni per restare», dice l’ex attaccate biancoscudato che risiede con la moglie e i suoi tre figli ad Abano Terme da 22 anni. «Capisco che è una sconfitta, perché l’obiettivo era quello di concludere nel secondo mandato i progetti iniziati nel primo e per uno sportivo come me perdere in questo modo lascia parecchio amaro in bocca. Avrei preferito che il ballottaggio fosse andato in maniera diversa». Nella squadra di Claudio su certe cose Montrone era il meno allineato. Tant’è che non è mai stati inserito fra i papabili della nuova giunta e che il sindaco avesse già deciso di affidare lo Sport a Luca Bordin. «Mi sono accorto che competenza, passione e professionalità in politica non servono a nulla. Dispiace aver tradito con il mio passo indietro la fiducia dei circa 100 aponensi che mi hanno votato. Sono avvilito, volevo dimettermi prima ma ho voluto metterci la faccia nel primo consiglio comunale. Mi rincuora il fatto che il mio lavoro per la comunità di Abano è stato dai più apprezzato e che attestazioni di stima mi sono arrivate anche dalle minoranze».
Interrogato Pegoraro, braccio destro di Claudio
Prelevato al bar e sentito due ore in caserma. Lunedì tocca a Trevisan. Caccia agli appalti
(Enrico Ferro )
I finanzieri si sono presentati davanti al suo bar con un’auto civetta e l’hanno invitato a salire per portarlo in caserma a Padova. Ermanno Pegoraro, fedelissimo del sindaco Luca Claudio (il suo locale Coffee and Play è anche sede elettorale del sindaco di Abano), consigliere delegato alle Manutenzioni, ieri pomeriggio è stato interrogato due ore dagli investigatori della Guardia di finanza. Ed è solo il primo di una lunga lista di persone che i militari del tenente colonnello Luca Lettere dovranno ancora interpellare. Lunedì, invece, sarà ancora la volta di Massimo Trevisan: sarà sentito nuovamente e dovrà dire tutto quello che sa sull’azienda di cui era amministratore e che incassava le tangenti per Claudio.
Pegoraro è stato raggiunto dai finanzieri verso le 17.30. «Mi hanno chiesto informazioni sul mio operato di questi ultimi cinque anni. Gli ho detto che ho riparato buche, panchine e sistemato lampioni. Soldi? Nemmeno l’ombra». In qualità di braccio destro del sindaco finito in manette con l’accusa di corruzione e concussione il sospetto che possa avere un ruolo nel “sistema” a base di tangenti è forte. Bisogna vedere se sarà confortato dai riscontri. Altri consiglieri saranno sentiti nei prossimi giorni perché ormai la “macchina” delle indagini sta procedendo a spron battuto.
I finanzieri del Gruppo stanno controllando anche tutti gli appalti presi dalla Guerrato Spa, dalla Marco Polo e dalla Pistorello Srl. I documenti sono tantissimi perché bisogna spulciare anche le determine sotto i 40 mila euro, per cui la normativa consente di procedere con affidamento diretto senza una gara pubblica. Poi ci sono le concessioni edilizie e le varianti: una selva di strumenti amministrativi che potrebbero aver consentito a Claudio e ai suoi di spillare un nel po’ di soldi.
Poi c’è Massimo Trevisan, arrestato (ai domiciliari) in qualità di amministratore della Rls Srl. Nell’ordinanza del gip Margherita Brunello viene individuato come il prestanome di Claudio, colui che intascava le mazzette mascherate da contratti di consulenza con la Rls. Lunedì sarà interrogato ancora una volta alla luce dei nuovi sviluppi investigativi.
«C’era una sorta di impunità e i carabinieri hanno taciuto»
Gli interrogativi nell’interrogazione dei parlamentari Pd Naccarato e Camani
«Perché l’Arma non è mai intervenuta sulla caserma di via Calle della Pace?»
(Claudio Malfidato)
«Connivenze, complicità e omissioni» che nei Comuni di Abano e Montegrotto hannno contribuito a creare una «sorta di impunità» per Luca Claudio e il suo gruppo. Con «ottime relazioni» ad alti livelli. Svela uno scenario inquietante che coinvolge diversi pezzi delle istituzioni l’interrogazione depositata ieri alla Camera dei deputati dai parlamentari del Pd Alessandro Naccarato e Vanessa Camani. Con un’unica conclusione possibile: la richiesta di attivare la commissione di accertamento che dovrà portare allo scioglimento del consiglio comunale.
Intimidazioni mafiose. Ad Abano, sottolineano i due deputati, si respirava un clima tipico dei peggiori contesti criminali del nostro Paese. «Il sistema criminale è stato favorito da un clima di omertà e intimidazione – si legge nell’atto parlamentare – Rafforzato dalla presenza minacciosa di personaggi di origine meridionale noti per la loro pericolosità». I due deputati citano l’esempio delle pressioni ricevute da alcuni imprenditori per subappaltare alcuni lavori ai fratelli Franzone, titolari di una ditta con sede a Palermo.
La caserma dell’Arma. Questo clima intimidatorio «è stato favorito da una sorta di impunità che ha consentito a Claudio e agli altri associati di agire indisturbati intrattenendo ottime relazioni con molte istituzioni locali, al punto di presentare un progetto per la realizzazione di una nuova caserma dell’Arma dei Carabinieri in via Calle della Pace a Abano» è la denuncia contenuta nell’interrogazione. E secondo i due dem: «Il progetto di realizzazione della nuova caserma era basato sul presupposto immotivato e poco chiaro di un accordo tra il Comune e l’imprenditore Aldo Borile». Quest’ultimo, proprietario di molti alberghi e già protagonista del programma ex Zeus, avrebbe sostenuto le spese per la nuova caserma «in cambio dell’impegno del Comune a eliminare il vincolo architettonico sull’ex Hotel Centrale di via Jappelli, immobile di proprietà di Borile», denunciano Naccarato e Camani, aggiungendo due considerazioni. «Sul piano amministrativo è immotivata la ragione per cui un privato, proprietario di un immobile estraneo alla realizzazione della caserma, dovrebbe ricevere il sostegno del Comune in cambio di risorse per costruire l’opera – osservano – E appare incomprensibile anche la ragione per la quale i Carabinieri di Abano non siano mai intervenuti per esprimere un’opinione sulle modalità di realizzazione della nuova caserma». Interpellata sulla vicenda la famiglia Borile ha fatto sapere di «non avere nulla da dichiarare» Infine ancora una segnalazione pesante da parte dei due parlamentari: «Un’ulteriore conferma del clima di omertà e impunità è data dal fatto che dalle indagini emergono rapporti tra Ivano Marcolongo (ex assessore di Montegrotto, arrestato, ndr) e il vice comandante della stazione dei Carabinieri di Montegrotto».
Le regole violate. Un clima che, nell’atto depositato alla Camera, si dice possa aver «condizionato la campagna elettorale, consentendo a Claudio e ai suoi sostenitori di violare norme sulla campagna elettorale senza subire sanzioni». Con la segnalazione che «diversi cittadini stranieri di origine albanese avrebbero sostenuto le liste di Claudio in cambio di utilità varie tra cui ricariche telefoniche».
L’incontro in piazza. Sulla situazione del comune termale e la richiesta di scioglimento del consiglio comunale il Pd con Vanessa Camani, Alessandro Naccarato e il capogruppo Francesco Pozza ha organizzato un’iniziativa stasera alle 21 in piazza del Sole e della Pace: «Un incontro con la cittadinanza per capire la situazione della nostra città», è la spiegazione che accompagna l’annuncio dell’iniziativa.
«Avanti, ma non siamo mafiosi»
In otto tengono in piedi la maggioranza. Barcaro: «Temiamo lo scioglimento»
(Federico Franchin)
Ritva Irmeli Pitkanen Espro e Angelo Montrone si dimettono, ma non fanno altrettanto gli altri otto consiglieri di maggioranza, che rimangono in sella. Attorno all’ora di pranzo, nella sede del Movimento per far rinascere l’Italia, in via Roma a Montegrotto, i resistenti danno vita a un vertice. Per tutta la mattinata si sono rincorse voci di dimissioni di massa e di eventuale coinvolgimento delle minoranze per concludere anzitempo l’avventura amministrativa iniziata lo scorso 20 giugno. «Ci siamo ritrovati, abbiamo parlato, ma oggi non ci dimettiamo», dice alla fine il portavoce Massimo Barcaro, che nel primo consiglio, da consigliere più anziano, ha svolto il ruolo di presidente. «Per ora andiamo avanti, domani non si sa». La maggioranza però scricchiola e non si escludono colpi di scena, anche se per far sciogliere il consiglio bisognerà attendere almeno fino alla prossima seduta di mercoledì 13 luglio, dato che devono avvenire nove dimissioni contestuali da parte dei consiglieri per decretare lo scioglimento dell’assemblea. «Stiamo valutando la situazione, anche con i nostri avvocati», spiega Barcaro. «Si tratta di una situazione pesante». Il pericolo concreto è che il consiglio comunale possa essere sciolto dal prefetto per mafia. «Bisogna evitare questa eventualità, perché noi non siamo mafiosi. Il commissario, che abbiamo incontrato ieri mattina non ci ha espresso questo pericolo, ma qualcuno ci ha fatto notare che potrebbe esserci all’orizzonte questa possibilità. Noi siamo persone semplici e che lavorano e quello che ci sta succedendo è una mazzata. Non siamo nemmeno politici e reggere questa pressione è difficile. Il Luca Claudio che sta emergendo dalle cronache non quello che conosciamo». Sulle dimissioni di Pitkanen e Montrone, Barcaro è chiaro: «Capiamo il loro gesto. Sono preoccupati come noi per la situazione, essendo due persone integre che potrebbero avere problemi con il lavoro che svolgono». La maggioranza però non ne vuole sapere di tendere la mano verso i consiglieri di minoranza, concordando una dimissione di massa. «Siamo stufi di prendere insulti dalla minoranza. Non ci interessa dimetterci con loro» dice Barcaro. I consiglieri di maggioranza intanto dicono di non essere a conoscenza di nessuna carta spedita dal sindaco Luca Claudio dal carcere, e nella quale sarebbe stata indicata la Giunta: Sabrina Moretto vicesindaco e assessore al Bilancio, Massimo Barcaro ai Lavori Pubblici e Manutenzioni, Irmeli Pitkanen al Sociale, Luca Bordin alla Protezione Civile e allo Sport e Claudio Benatelli al Turismo. «Noi non siamo a conoscenza di questa carta e di queste nomine», dicono Massimo Barcaro, Luca Bordin e Irmeli Pitkanen. «Le nomine fanno anche piacere, ma non abbiamo mai visto la carta».
mattino
8 luglio 2016