Tangenti delle Terme (Il Gazzettino)
Tangenti delle terme, altri tre arresti
Coinvolti due tecnici comunali e un imprenditore finito ai domiciliari
(Donatella Vetuli)
Questa volta è una vecchia discarica. Tangentopoli delle Terme allarga i suoi confini anche sui rifiuti in una girandola di favori tra pubblico e privato per lavori che sfiorano i tre milioni. A poco meno di due settimane dall’arresto del sindaco Luca Claudio, ecco di nuovo ad Abano, in municipio, la Guardia di finanza. L’inchiesta riguarda l’appalto per la riqualificazione ambientale di un’area del Comune, in via Guazzi, a Giarre, già destinata allo smaltimento. In carcere, a Rovigo, è finito l’architetto Maurizio Spadot, 62 anni, residente a Montegrotto, braccio destro di Claudio e dirigente, fino al 22 giugno scorso, dell’ufficio tecnico del Comune. Turbativa di gara e corruzione, l’accusa, la stessa che ha portato dietro le sbarre, a Venezia, Luciano Pistorello, 53 anni, residente a Abano, titolare dell’omonima Spa che aveva ottenuto l’appalto per la riqualificazione dell’ex discarica. L’imprenditore era già stato coinvolto nell’inchiesta del 23 giugno scorso, ed era ai domiciliari. Stavolta ai domiciliari è finito Guido Granuzzo, 61 anni, residente a Abano, dipendente dell’ufficio tecnico del Comune e responsabile unico del procedimento di gara. Obbligo di dimora a Padova, invece, per Luciano Di Caro, 55 anni, ingegnere dipendente della Pistorello Spa, residente in città. Per i due l’accusa è solo di turbativa della gara.
Eseguite undici perquisizioni, sequestrati documenti, comprese le fatidiche buste per la gara d’appalto. Un mare di indagati nell’inchiesta condotta dal sostituto Federica Baccaglini e riunificata al procedimento del giugno scorso, quando, oltre a Claudio, furono arrestati l’ex sindaco di Montegrotto Massimo Bordin e tre imprenditori, e cioè Luciano Pistorello, Saverio Guerrato e Massimo Trevisan.
Stavolta tutto ruota attorno all’appalto di 2,8 milioni, importo finanziato dalla Regione, per la bonifica dell’area di via Guazzi, assegnato alla Pistorello il 30 maggio, alla vigilia delle elezioni amministrative che hanno visto riconfermato l’ex primo cittadino. Per l’accusa le buste furono aperte e manipolate. Comportamento fraudolento di due pubblici ufficiali, Spadot e Granuzzo – sottolineano gli investigatori – a favore della Pistorello. In cambio, sempre secondo gli investigatori, Luciano Pistorello avrebbe promesso l’acquisto dell’abitazione dello stesso Spadot, pignorata a causa del mancato pagamento di rate del mutuo, con pesanti debiti. L’architetto era in difficoltà ma aveva bisogno di quella bella casa, su due piani e con giardino, così necessaria, si era confidato, visto che aveva dei cagnolini. In ogni caso, se l’operazione non fosse andata in porto, gli avrebbe reso il favore con un altro appartamento.
Quanto al sindaco Luca Claudio, sui cui si indaga anche per turbativa di gara, avrebbe esercitato più volte pressioni su Spadot affinchè si concludesse tutto velocemente, prima della scadenza del suo mandato. Un’affermazione in particolare lo lascerebbe intendere. Ad assegnazione avvenuta, a fine maggio, Spadot sarebbe sbottato: «Adesso Luca mi lascia stare», come se fosse una liberazione. Del resto la Pistorello Spa lavorava con il Comune già dal 2013.
Ma per la bonifica dell’ex discarica la Spa vince con mezzo centesimo di punto sulle altre tre imprese che si erano presentate e cioè la Cosmo Ambiente di Noale, il Raggruppamento temporaneo di imprese tra HeraAmbiente di Ravenna e Idea di Campagna Lupia, e la Verde Vita di Sassari. Manipolazioni, secondo gli inquirenti, sulle buste che riguardavano sia gli aspetti tecnici che economici con l’inserimento, o la modifica, dei dati per avere la meglio sulle ditte concorrenti.
Le buste sono state aperte il 30 maggio con la pubblicazione il primo giugno sul sito del Comune. Lunghe indagini, quelle della Finanza, anche con intercettazioni ambientali e telefoniche, e la preziosa testimonianza di un dipendente comunale, pronto a parlare perchè temeva di finire coinvolto nell’inchiesta. Ma ciò che rivelano ancora gli inquirenti è il clima di soggezione e di paura che aleggiava nelle stanze del Comune guidato da Claudio.
Una casa in cambio di una mano per l’appalto e le pressioni del sindaco: «Non fatevi paranoie»
Impiegato fotografava le buste manomesse
(D.V.)
La legge della cricca. Mutuo soccorso, affari a ogni costo, il bene pubblico come risorsa personalissima, anche quando c’è di mezzo la salute di tutti. Offrire una casa al dirigente comunale per un appalto da 3 milioni su una vecchia discarica o macinare amianto da utilizzare in chissà quale cantiere. Dall’inchiesta della procura di Padova, a Abano, lo spaccato di una Tangentopoli che sembra erigersi all’ombra del municipio. Lì il dirigente comunale, architetto Maurizio Spadot, versa in una difficile situazione economica e ha bisogno di aiuto per la casa pignorata. Debiti che superano i 300mila euro, dura la vita. Sì, l’architetto ha già lo sfratto. All’accorrenza arriva Luciano Pistorello che si offre di acquistare la casa e sistemare tutto, in cambio, dice l’accusa, di una mano nella gara d’appalto per la discarica. Certo, non si tratta di un miniappartamento, sono otto vani, su due piani, con giardino e terrazza. Spadot insiste e ad un incontro nel suo ufficio con Pistorello spiega quale tragedia viva: «Io ho dei cagnolini e ho bisogno di uno spazietto». Ma Pistorello è lì per concreto sostegno all’amico: «Ah, se hai dei cani ci vuole il giardino – replica – ti ci vuole una casa».
Intanto il sindaco Claudio, secondo la procura, manifesta tutto il suo interesse a realizzare la gara sull’affidamento dei lavori di bonifica prima delle elezioni. Anzi, sollecita Spadot a chiudere in fretta «senza perdersi in paranoie». Pressioni, ipotizzerà la procura, su Spadot, tant’è che ad assegnazione certa alla Pistorello il dirigente comunale afferma, riferendosi al primo cittadino, «adesso Luca mi lascia stare», quasi fosse una sorta di liberazione.
Ma la procura mette in evidenza un clima di soggezione e paura negli uffici del Comune, con dipendenti che, comunque in posizione di sottoposti quindi di palese debolezza nel contrastare le richieste «illegittime e illecite loro rivolte», sarebbero stati coinvolti in operazioni di turbativa di gara. Non tutti, però. C’è anche chi, in questa Tangentopoli, ha cercato in qualche modo di assicurarsi elementi di prova per salvarsi e dimostrare «assenza di dolo». E furtivamente fotocopiava atti e fotografava, fotografava, fotografava. Anche le buste manomesse. E poi riferiva.
Preziosa, per le indagini, in questo senso la testimonianza di uno dei dipendenti del Comune in grande ansia per un’integrazione da fare alle offerte tecniche della Pistorello, così da risultare migliore delle altre imprese. Le buste si aprivano e si chiudevano, dice l’accusa. E la Pistorello, all’inizio, sembrava non centrare l’obiettivo. Andava modificata la proposta della società – rivelano gli inquirenti – facendo figurare falsamente, come inseriti fin dall’origine, atti e documenti ad hoc per superare la gara.
Ma Spadot non temeva rivoluzioni giudiziarie. Sulla rielezione di Luca Claudio e sulle scelte in edilizia avrebbe detto al telefono a un ignaro interlocutore: «Guarda che fasemo spolveron i prossimi cinque anni». Li ha fatti la Finanza. Una gestione degli appalti non certo improntata ai principi di trasparenza e di parità tra i concorrenti «ma nell’esclusivo fine di favorire le ditte amiche, compiacenti e comunque in grado di rendere qualche servigio».
Come la vecchia commedia all’italiana.
Il profilo dei quattro indagati. Spadot, il dirigente-artista cacciato e ripreso nel 2014
Una tornata di arresti ha colpito nuovamente, ieri all’alba, il comune di Abano Terme. A finire in manette, Maurizio Spadot, numero uno dell’Ufficio tecnico, e Guido Granuzzo, responsabile dei settori Viabilità e Ambiente. Due funzionari conosciutissimi. Maurizio Spadot, 53 anni, residente a Montegrotto in vicolo Viminale 2, giunge ad Abano con il sindaco Giovanni Ponchio, che reggerà le sorti del Comune termale dal 2001 al 2004, anno del primo commissariamento. Per guidare il settore tecnico serve un dirigente con il diploma di laurea. La scelta cade su Maurizio Spadot, che arriva da Vigonza. «Avevamo pensato a lui per il profilo di funzionario estremamente competente – lo ricorda adesso l’ex sindaco -. È stato un rapporto di collaborazione normale, non si sono mai verificati screzi o contrasti». Uscito di scena Ponchio, le amministrative del 2006 decretano la vittoria di Andrea Bronzato. E cominciano i problemi. Spadot viene assegnato ad altro incarico e ne nasce un contenzioso legale. Si arriva alla fine a una conciliazione e il Comune paga 75 mila euro. Spadot fa comunque le valigie. Seguito poco dopo dallo stesso Bronzato. Nel maggio 2011 Luca Claudio è il nuovo sindaco di Abano e all’Ufficio tecnico approda Patrizio Greggio, già responsabile del settore a Montegrotto, che diventa così il “super dirigente” delle due municipalità termali. Ma ricompare anche Spadot che nell’ottobre 2014 viene nominato coordinatore dello staff amministrativo. Le minoranze consiliari insorgono, ma la giunta Claudio tira dritto. Il professionista (noto anche per la sua attività di pittore con buone recensioni dalla critica) subentra a Greggio a pieno titolo lo scorso autunno, quando quest’ultimo va in pensione.
Guido Granuzzo, 55 anni, residente ad Abano in via Romana 5, è invece considerato all’interno dell’amministrazione “l’Esperto” di ambiente e conferimento dei rifiuti. In forza al Comune di Abano da vent’anni, ha scalato tutti i gradini della gerarchia, passando da dipendente a dirigente e occupandosi sempre dei programmi di raccolta e smaltimento. Solidissimi, per dovere d’ufficio, i rapporti con Aps (ora ApsAcegasAmga): è Granuzzo a predisporre i contratti, a verificare la funzionalità del servizio, a risolvere i problemi. Del settore conosce tutto. «Un gran lavoratore che non si fa notare,» dicono di lui nei corridoi del Municipio. Fino a ieri.
Passa dagli arresti domiciliari alla cella il 53enne Luciano Pistorello, legale rappresentante della Pistorello Spa, azienda aponense con sede a Giarre, specializzata nella costruzione di strade, acquedotti e fognature e nelle attività di bonifica ambientale. Pistorello è l’unico dei quattro ad essere stato già coinvolto nella prima serie di arresti che, il 23 giugno, portò in carcere Luca Claudio. Ultima delle persone raggiunte dal provvedimento restrittivo, ieri, Luciano Di Caro, 55 ingegnere residente a Padova, impiegato presso la Pistorello Spa. Un professionista assai stimato nell’azienda aponense, all’interno della quale ha rivestito sempre un ruolo eminentemente tecnico, oltre a quello di “uomo di fiducia” del titolare. E per il quale l’autorità giudiziaria ha disposto solamente l’obbligo di dimora.
Bonifica dopo 40 anni tra sospetti e proteste
Intervento finanziato dalla Regione
(Alessandro Mantovani)
La ex discarica di via Guazzi a Giarre è stata il luogo dove negli anni 50 e 60 vennero conferiti i rifiuti urbani della città di Abano Terme. Venne chiusa all’inizio degli anni 70. L’iter per la sua bonifica ebbe inizio nel gennaio del 2012 con l’erogazione da parte della Regione di un contributo di circa 3 milioni di euro. Soldi però non a fondo perduto ma che il Comune di Abano dovrà restituire in 20 anni. Il 20 luglio 2014 il Comune di Abano approvò il progetto definitivo della bonifica. Dopo una procedura a evidenza pubblica, lo scorso 30 maggio i lavori vennero assegnati alla ditta Pistorello Spa di Abano. Ventitré giorni dopo l’arresto del sindaco Luca Claudio e del titolare della Pistorello Spa, Luciano Pistorello. Ieri quello dell’ex dirigente dell’ufficio tecnico e presidente della commissione che ha deciso l’assegnazione della bonifica, Maurizio Spadot, e quello del responsabile dell’ufficio ambiente e viabilità, Guido Granuzzo. I lavori per la bonifica dell’area non sono stati condivisi da tutti. Più volte, in consiglio comunale, la civica d’opposizione Cittadini per il Cambiamento aveva denunciato l’inutilità, lo spreco di denaro pubblico del lavoro di bonifica. Discarica in anni in cui non esisteva il criterio della differenziazione e riciclo, spiegava la civica, vi era stato riversato umido, secco non riciclabile, ingombranti, ma nessun rifiuto speciale o tossico tale da costituire un pericolo per la salute. Assolutamente convinta della necessità dell’intervento di bonifica l’amministrazione e lo stesso sindaco Luca Claudio. Altre critiche vennero mosse dalle forze politiche di opposizione. Nel consiglio comunale dello scorso 30 maggio, convocato per l’approvazione del bilancio di previsione, Vanessa Camani (Pd) sottolineò come la scelta dell’amministrazione di «spalmare» la quota annua per la bonifica sui costi per l’asporto rifiuti, impediva di procedere a una riduzione della tariffa a carico degli utenti. La si sarebbe potuta attuare visto il risparmio di 1,5 milioni in 5 anni ottenuto con l’assegnazione del servizio di asporto rifiuti ad Acegas Aps. In una consiglio comunale precedente era stata approvata una variazione di destinazione d’uso dell’area dell’ex discarica che ora può ospitare della cubatura di interesse pubblico.
Claudio scrive al consiglio: «La mia elezione è valida»
(Alessandro Mantovani)
Si è concluso con la mancata elezione del presidente del consiglio comunale il primo parlamentino nell’era della cosiddetta “tangetopoli delle Terme”. Un colpo di teatro architettato dalle opposizioni sul filo del regolamento. Il commissario Pasquale Aversa ha espresso il suo disappunto dicendo: «Voglio fare un richiamo al senso di responsabilità di tutti per consentire al consiglio comunale di funzionare correttamente». L’elezione del presidente era l’ultimo punto all’ordine del giorno. La maggioranza prima dell’inizio pensava di fare sua la carica: serviva il voto dei due terzi dei consiglieri nelle prime due votazioni; se il quorum non fosse stato raggiunto ci sarebbe stato un ballottaggio tra i due più votati. Nelle prima due votazioni i dieci consiglieri di maggioranza hanno votato compatti Michele Galesso, già presidente del consiglio nel precedente mandato. Sempre scheda bianca per i 6 d’opposizione. Il segretario comunale, Michela Targa, ha spiegato che il ballottaggio non si poteva svolgere perché non c’erano i due candidati votati. «Bastava che un paio dei consiglieri di maggioranza votassero uno di noi della minoranza per evitare la brutta figura di non conoscere il regolamento», ridacchiava poi a consiglio finito Andrea Cosentino (Fi). «Interpretazione del regolamento corretta», ha detto Martina Pillon, avvocato e consigliere della lista «Luca Claudio Sindaco» entrata nel parlamentino per le dimissioni di Claudio Calvello e la rinuncia del primo dei non eletti Mauro Barolo. Il consiglio era iniziato due ore prima. Quattrocento i cittadini presenti, tra dentro il teatro e fuori, che hanno accolto i consiglieri di maggioranza con sonori «buuh» e urla di dimissioni. Sbandierati anche cartelli con la stessa parola che erano stati distribuiti fuori dal teatro. Autentica sorpresa quando per la convalida dei consiglieri eletti, delibera che comprendeva anche un passaggio sul sindaco, è emersa una mail pec con cui il primo cittadino dichiarava di non avere cause di incompatibilità con la carica elettiva. Il Comune di Abano aveva mandato lo stesso documento a tutti i consiglieri e al sindaco presso il suo domicilio pro tempore, il carcere Due Palazzi. L’amministrazione carceraria, come per tutta la corrispondenza indirizzata ai detenuti, deve aver consegnato l’atto al sindaco e lo ha restituito firmato, attraverso, una pec al Comune. La delibera di convalida degli eletti è stata quindi emendata per correggere l’errore di indicare che Luca Claudio non aveva firmato la dichiarazione di assenza di cause di incompatibilità. Tutte le opposizioni hanno ribadito la richiesta di dimissioni ai consiglieri di maggioranza. Accenti gravi, richiami alla dignità, a distinguere la propria posizione da quella di chi è accusato di gravi reati contro la pubblica amministrazione e di avere instaurato un sistema tangentizio. Tutti i suggerimenti sono stati respinti da Michele Galesso: «Se ci dimettessimo sarebbe una ammissione di colpa. Quello che sta uscendo sui giornali sono sentenze mentre un uomo va considerato innocente fino a sentenza definitiva. Vogliamo sapere anche noi cosa è successo, ma non emettiamo condanne. Possiamo provare ad amministrare insieme la città». Proposta di larghe intese respinta da Francesco Pozza (Pd): «Troppo tardi. Per 5 anni avete governato senza considerare una sola proposta delle minoranze».
Il teatro polivalente “blindato” da carabinieri e Digos, distribuiti all’entrata volantini di protesta e fiori bianchi
(E.G.) «Siamo intenzionati a dare vita a un comitato di cittadini che si costituirà parte civile nell’inevitabile processo che si aprirà a carico di Luca Claudio e degli altri imputati». A parlare è l’avvocato Gian Mario Balduin. Il legale, fra i candidati di una lista civica che aveva supportato al primo turno l’imprenditore Tiziano Rossetto, era seduto ieri in prima fila nella sala consiliare. «Il danno che ha subìto questa città è enorme – ha proseguito un’altra aderente all’iniziativa, Stefania Canella -. Certo, dobbiamo essere garantisti. Naturalmente tutti sono innocenti fino a condanna definitiva, lo sappiamo. Ma ciò non toglie che siamo determinati a chiedere conto a quanti, di fronte a un tribunale, dovranno rispondere di queste accuse».
«Luca mi disse: è tutto falso»
La consigliera Espro: «Ho sempre agito per il bene dei cittadini»
(Al.Ma.)
«Valuteremo la situazione con il commissario», questo il solo commento del segretario comunale, Michela Targa, dopo la nuova bufera che si è abbattuta, ieri mattina, sul Comune di Abano con il fermo dell’ex dirigente del settore tecnico, Maurizio Spadot, e di Guido Granuzzo, responsabile dell’ufficio viabilità e ambiente dell’ente locale aponense. I due, dopo l’arresto nelle loro abitazioni alle prime luci dell’alba, sono stati portati dalla Guardia di Finanza in Municipio dove sono rimasti fino alle 11.30 quando, da una uscita sul retro, sono stati fatti salire in macchina e condotti altrove. Neanche una parola, chiusi in un silenzio assoluto, i due funzionari comunali. Gli uomini delle Fiamme gialle hanno perquisito l’ufficio tecnico e sequestrato molta documentazione.
Durante il blitz dei militari l’accesso al primo piano della casa comunale è stato impedito, un finanziere invitava cortesemente a tornare più tardi. Dal 13 aprile 2015, giorno degli avvisi di garanzia al sindaco Luca Claudio, ora in carcere, e al sindaco di Montegrotto Massimo Bordin, ora agli arresti domiciliari, il municipio di Abano è stato oggetto di numerose perquisizioni e sequestri di documenti da parte della Guardia di Finanza nell’ambito dell’indagine sulla cosiddetta Tangentopoli delle Terme. Una situazione pesante anche per tutti i dipendenti che ieri mattina apparivano molto preoccupati nei loro uffici, quasi si chiedessero dove mi sono trovato a lavorare. Con l’inchiesta che sembra rispondere al centro di un sistema piegato a produrre tangenti e che ha coinvolto loro amici e colleghi.
Tra i curiosi davanti al municipio ha fatto anche una breve comparsa l’ex consigliere comunale di maggioranza Michel Marcadella. Per lui nessun commento, solo la ricerca di qualche informazione su quanto stava succedendo. Più tardi è passata l’ex assessore ai servizi sociali e attuale consigliere comunale Ritva Irmeli Pitkänen Espro: «Quando ho accettato di ricandidarmi ho chiesto al sindaco Luca Claudio la verità sulle accuse per cui era indagato, mi ha garantito che era tutta una montatura. Poi penso ai cittadini che mi, e ci, hanno votato accordandoci la loro fiducia. Alle tante cose che ho fatto senza che ci sia nessuno che ha qualcosa da dire contro di me».
gazzettino
6 luglio 2016