Greta Thunberg: la giovane attivista riflette sulla crisi ambientale ai tempi del coronavirus
In un'intervista esclusiva con National Geographic, Greta Thunberg analizza i successi del movimento ambientalista giovanile e le sfide da affrontare
di Oliver Whang
23 Novembre 2020
repubblica
Negli ultimi sei mesi circa sono successe molte cose. Come è cambiato il tuo lavoro da quando è scoppiata la pandemia di coronavirus?
"Siamo passati dal fare molte azioni in presenza, incontri e scioperi e così via, alle azioni virtuali. Ma, in realtà, visto che siamo un movimento di persone che non prende l’aereo a causa dell’impatto ambientale, il nostro modo di lavorare non è cambiato poi molto."
Ti sembra che la crisi legata al cambiamento climatico sia stata in qualche modo dimenticata nel caos di questa situazione?
"Beh, si tratta di un discorso molto spinoso perché, sì, naturalmente, è successa la stessa cosa con tutti gli altri problemi. In un’emergenza come questa, è prevedibile che tutto il resto venga messo in sospeso, e così è stato."
Una cosa che mi ha colpito della risposta mondiale alla pandemia di coronavirus è che molti Paesi e aziende hanno messo in atto azioni significative. Sono state approvate leggi di stimolo all’economia e le aziende stanno sviluppando i vaccini rapidamente. Pensi che questo tipo di risposta possa essere d’ispirazione per le possibili azioni da realizzare per affrontare la crisi climatica?
"In realtà non dovremmo mettere a confronto due crisi diverse, ma questo dimostra che siamo in grado di gestire una crisi come tale. E tutto questo probabilmente cambierà il modo in cui percepiremo le crisi e la risposta alle crisi stesse. E dimostra chiaramente che la crisi climatica non è mai stata trattata come una crisi. Viene trattata come una questione pubblica e importante, come un argomento politico. Ma non è così, perché è una crisi esistenziale."
L'intervista integrale al National Geographic
Gli Stati Uniti si sono ritirati dall’Accordo di Parigi. E ci sono molte persone, non la maggior parte degli americani, ma molti di loro, che sono d’accordo con questa decisione. Cosa diresti a quelle persone?
"Niente. Solo quello che dico sempre, di fare riferimento alla scienza. Perché alcuni hanno già provato a far cambiare idea a quelle persone per tanto tempo, e non ci sono riusciti. Quindi perché dovrei riuscirci io? Perché io dovrei essere diversa? Se non ascoltano, comprendono e accettano la scienza, allora non c’è niente altro che posso fare. C’è qualcosa di molto più profondo che deve cambiarli."
E cosa potrebbe essere questo aspetto più profondo?
"Che oggi viviamo in una società della post-verità e che non ci importa di aver perso l’empatia. Abbiamo smesso di prenderci cura gli uni degli altri, in un certo senso. Abbiamo smesso di pensare a lungo termine e in modo sostenibile. E questo è qualcosa di molto più profondo del negazionismo della crisi climatica.
Pensi che abbiamo fatto qualche progresso significativo nell’affrontare la crisi climatica da quando hai iniziato a protestare, oltre due anni fa?
"Dipende dal punto di vista. In un certo senso, sì. Sembra che il dibattito si sia evoluto e pian piano sempre più persone stanno iniziando a capire meglio la crisi climatica e ad attribuirle la giusta priorità. Ma d’altra parte, non è ancora mai stata trattata come una vera crisi. E le emissioni stanno aumentando. Quindi dipende da come consideri la cosa. Certo, non possiamo aspettarci che questo movimento da solo cambi il mondo. Se lo pensiamo allora non abbiamo capito la crisi climatica. La gente dice “Il tuo movimento ha fallito visto che non hai raggiunto i tuoi obiettivi?” Ma quali sono i nostri obiettivi? Noi non abbiamo nessun obiettivo. Il nostro obiettivo è fare il più possibile per essere una piccola parte di un cambiamento molto più grande. Essere uno di tanti attivisti che spingono nella stessa direzione da prospettive diverse. È questo il nostro obiettivo. Non possiamo aspettarci che un movimento o un’iniziativa, una soluzione possano cambiare tutto, o che ci spingano nella direzione giusta. Perché la crisi climatica è molto complessa. Non è così semplice."
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di Giacomo Talignani
23 Novembre 2020
Hai mai dubbi sul tuo lavoro? Hai mai dubbi su te stessa o su quello che hai fatto?
"No, perché so che è la cosa giusta da fare. In questo momento ci troviamo a un punto per cui dobbiamo per forza uscire dalle nostre zone di comfort. Sento di avere il dovere morale di fare ciò che posso, in quanto cittadina."
I tuoi doveri morali o le tue responsabilità sono cambiati da quando sei diventata celebre?
"Beh, sì. Certamente ciascuno di noi ha una responsabilità, ma maggiore è la tua visibilità, maggiore è la tua responsabilità. E più grande è il tuo potere, maggiore è la tua responsabilità. Più grande è la tua impronta di carbonio, maggiore è il tuo dovere morale. Quindi, certo, visto che ho raggiunto un pubblico molto vasto, di conseguenza ho anche maggiori responsabilità. Devo usare questi canali, o comunque vogliate chiamarli, per educare, diffondere la consapevolezza. E tutte le cose, tutte le risorse che ho, spariranno un giorno. Voglio dire, non rimarrò così per molto tempo. Presto la gente perderà interesse in me e non sarò più, diciamo, “famosa”. E a quel punto dovrò fare altro. Quindi sto provando, finché ho questa visibilità, a utilizzarla."