Amnesty, un premio alle donne che non si arrendono mai

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Amnesty, un premio alle donne che non si arrendono mai

Messaggioda lidia.pege » mer ago 05, 2020 3:57 pm

Amnesty – Voci per la Libertà, un premio alle donne che non si arrendono mai (neanche sui diritti)

"Le donne negli ultimi anni hanno sperimentato di più, sono cresciute, hanno trovato forme e linguaggi che gli uomini non hanno neanche cercato. Ci sarà una bella scena musicale nei prossimi tempi". Come in tutte le arti, verrebbe da aggiungere.


FQ di Silvia D’Onghia | 5 Agosto 2020

“Le donne negli ultimi anni hanno sperimentato di più, sono cresciute, hanno trovato forme e linguaggi che gli uomini non hanno neanche cercato. Ci sarà una bella scena musicale nei prossimi tempi”. Come in tutte le arti, verrebbe da aggiungere. Ma non è il tempo per le battute facili, a Rosolina Mare (località turistica sul Delta del Po che si è fermata agli anni Ottanta, e in questo sta il suo fascino vintage), perché la dimostrazione di quanto affermato da un giornalista sta tutta sul palco. Domenica 2 agosto si è svolta la finale del Premio Voci per la Libertà/Amnesty Italia sezione emergenti – quella Big è stata vinta da Niccolò Fabi con il brano Io sono l’altro – e a esibirsi per l’ultima delle tre serate del contest sono state cinque donne (su otto semifinalisti): Agnese Valle con La terra sbatte, H.E.R. con Il mondo non cambia mai (che ha vinto), Assia Fiorillo con Io sono te, Micaela Tempesta con Amen e Adriana Iè con Bumaye.

Storie diverse, queste donne, età e provenienze diverse, ma la stessa attenzione ai diritti umani.

H.E.R. è il nome d’arte di Erma Pia Castriota, che ama farsi chiamare emergente, ma il suo è un curriculum di tutto rispetto. Pugliese d’origine, diplomata in violino e in sceneggiatura, ha collaborato con alcuni grandi artisti del panorama nazionale, da Lucio Dalla a Teresa De Sio, ha recitato a teatro e ha vinto premi. Ed è transgender. E ovviamente qui non lo si sottolinea per il politicamente scorretto al contrario, ma proprio perché la sua arte è tutt’altro che provocazione, pur se i temi trattati sono quelli dei diritti umani. “Su questo palco siamo tutte donne – ha detto – quelle che ci sono nate e quelle che lo sono diventate”. Canta il mondo Lgbt, H.E.R., canta dei diritti negati e di un Paese retrogrado e bigotto, ma non lo fa da artista transgender. Lo fa da artista e basta, motivo per cui il suo messaggio arriva con una forza ancora maggiore. Anzi, con quella grinta di cui è capace quando suona il violino, canta e contemporaneamente scalcia. Una solidità e una capacità comunicativa molto rare.
Foto di Artax

Menzione speciale anche per Agnese Valle, che si è aggiudicata il premio della critica. Diplomata in clarinetto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, grande timbro di voce, personalità forte, buona tenuta di palco e la periferia multietnica di Tor Pignattara alle spalle, garanzia di sguardo ad ampio raggio. Un po’ forzati i suoi accostamenti tra il Bataclan, la strage di Nizza e il terremoto di Amatrice, ma la ragazza si farà e probabilmente sentiremo ancora parlare di lei.

Micaela Tempesta e Assia Fiorillo vengono entrambe da Napoli, la prima autodidatta dell’elettronica, la seconda impegnata nelle carceri. Stili diversi, diverse rappresentazioni di sé, ma nei loro testi la stessa voglia di raccontare che dio si è perso per i vicoli delle nostre città – e forse dei nostri cuori – e che l’unica espiazione è perdonare se stessi.

Adriana Iè, invece, è molto giovane, veronese figlia di coppia mista, una carica esplosiva che le fa accettare le sfide a testa alta. Vederla (e sentirla) cantare davanti ai suoi musicisti uomini fa ben sperare.

“Stasera il mondo ha dimostrato che può cambiare davvero – il commento di H.E.R. durante la premiazione –. È un riconoscimento che per me rappresenta un riscatto, perché io stessa ho vissuto la discriminazione sulla mia pelle”. E visto che “le canzoni – come ha spiegato Fabi – più di altre forme d’arte amplificano la nostra sensibilità per il fatto di non richiedere un’attenzione esclusiva, e per questo entrano dentro in modo più subdolo”, abbiamo lasciato Rosolina con la speranza che anche la signora molto anziana seduta in terza fila si sia convinta che sui diritti non si torna indietro.
Lidia Pege
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