Coronavirus, Bonafede: "Coinvolgere l'Antimafia sulle scarcerazioni"
“Gravi bugie sui boss scarcerati” ma Cutolo ha già chiesto di uscire. Il Guardasigilli annuncia un decreto d’intesa col presidente dell’Antimafia Morra che obbliga a sentire la procura nazionale Antimafia e le singole procure prima di liberare mafiosi e camorristi
di LIANA MILELLA
25 aprile 2020 Repubblica
Questa volta c'è di mezzo Raffaele Cutolo. E basta il nome per capire la portata della scelta e delle eventuali conseguenze. Già, perché è attesa, per lunedì, un'altra decisione della magistratura sulle scarcerazioni dei boss. Questa volta tocca a un pezzo da novanta come "don Rafè"che ha presentato, tramite la moglie e il suo avvocato, un'istanza di scarcerazione dopo 45 anni di detenzione per via del grave malanno che ha addosso.
Per la seconda volta in tre giorni la reazione del Guardasigilli Alfonso Bonafede è furibonda. Con un post sulla sua pagina Facebook parla di "bugie gravissime" - e cioè che le scarcerazioni sarebbero frutto di una circolare del ministero - e soprattutto di un governo fermo non solo nel ricostruire le motivazioni delle scarcerazioni stesse, con l'invio degli ispettori, ma anche nel confermare una linea politica anti-boss.
Partiamo da un dato, gli scarcerati, finora cinque, nell'ordine Francesco Bonura, Pino Sansone, Vincenzino Iannazzo, Pasquale Zagaria, Domenico Perre. Un diniego invece per Benedetto "Nitto" Santapaola. Via libera concessi dai magistrati di sorveglianza. Immediate polemiche della destra, durissimi gli attacchi di Lega e Fratelli d'Italia, e pure di Forza Italia, che pure si è battuta in passato per i domiciliari per motivi di salute a Marcello Dell'Utri.
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Tant'è. La destra accusa Bonafede per via di una circolare del Dap del 21 marzo diretta ai provveditori e ai direttori dei singoli istituti che, per via dell'emergenza, a loro volta devono segnalare ai magistrati i casi di malattie e anche i detenuti che superano i 70 anni. Nessun cenno a conseguenti obblighi di scarcerazioni. Ma tant'è, evidentemente la circolare ha messo in moto anche le richieste di detenuti anziani o ammalati che vi hanno colto la possibilità di lasciare le prigioni. Le richieste piovono, scattano via via alcune scarcerazioni, peraltro difese dagli stessi giudici come inevitabili proprio per lo stato di salute dei detenuti.
Ma Bonafede non ci sta. Non si tiene l'indiretta accusa che l'origine delle scarcerazioni possa essere ricondotta al ministero. Interviene una prima volta tre giorni fa, mercoledì 22, parla di "cinismo che diventa puro e inaccettabile sciacallaggio", di affermazioni "false, pericolose e irresponsabili" quando si attribuisce la responsabilità delle scarcerazioni ai decreti legge più recenti.
Annuncia già l'intervento degli ispettori di via Arenula, ma definisce "importantissimo" il lavoro che in queste settimane di grande tensione nelle patrie galere, dopo le rivolte di febbraio, stanno facendo i magistrati di sorveglianza, ai quali si devono circa 6mila interventi su detenuti messi ai domiciliari proprio per via dei decreti legge.
Ma le polemiche continuano soprattutto perché continuano anche le scarcerazioni, ultima quella di Zagaria, mentre si annuncia la richiesta di uscire di Cutolo. Da qui il nuovo post su Fb del Guardasigilli che usa espressioni molto forti.
Come questa: "La lotta alle mafie è una cosa seria.Parlarne in maniera superficiale, gettare un tema così importante nella caciara quotidiana, mentire ai cittadini dicendo che c'è una legge (o addirittura una circolare) di questo governo che impone ai giudici di scarcerare i mafiosi, è gravissimo". Si tratta proprio della circolare del Dap che invece non ha disposto alcuna scarcerazione. Mentre il centrodestra sostiene l'opposto.
Bonafede ribadisce che "le decisioni sulle scarcerazioni per motivi di salute vengono adottate in piena autonomia e indipendenza dalla magistratura", cioè quella di sorveglianza. Che, sempre tre giorni fa, dopo il caso di Bonura, è stata difesa anche dall'Anm. Il ministro ripete che, a questo punto, saranno gli ispettori del ministero a verificare comunque i singoli fascicoli.
Poi l'annuncio di un passo politico, d'intesa con il presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, saranno alcuni decreti legge ad affrontare la questione. Il divieto, cioè, di scarcerare chi attualmente si trova al 41bis, cioè il carcere più duro nel quale non sono ammessi contatti con altri detenuti.
Bonafede conferma inoltre un'indiscrezione già anticipata 24 ore prima, e cioè che nel provvedimento del governo sarà espressamente scritto che "tutte le decisioni relative a istanze di scarcerazione di condannati per reati di mafia" saranno sottoposte per un via libera sia alla Procura nazionale Antimafia e Antiterrorismo, sia alle singole Procure distrettuali Antimafia e Antiterrorismo. Una misura però che non potrà essere operativa già lunedì quando sul tavolo dei magistrati di sorveglianza giungerà la richiesta del boss camorrista Cutolo.